La scelta di organizzare il curricolo su competenze chiave è motivata anche dal fatto di reperire un filo conduttore unitario all’insegnamento/apprendimento. Un curricolo di questo tipo è fortemente integrato e valorizza ulteriormente la già forte integrazione presente nella didattica dei campi di esperienza. La competenza è “SAPERE AGITO”, capacità di mobilitare conoscenze, abilità, capacità personali, sociali e metodologiche per gestire situazioni e risolvere problemi in contesti significativi. Avere come riferimento le competenze chiave esalta ancora di più la didattica esperienziale tipica della scuola dell’infanzia, centrata su due grandi mediatori del gioco e della conversazione, ovvero sull’esperienza attiva e ludica. La didattica sarà ancora più flessibile privilegiando l’esperienza attiva del/la bambino/a, la sua riflessività, l’apprendimento induttivo, la costruzione sociale dell’apprendimento, la collaborazione, il mutuo aiuto e la creatività. La metodologia nella nostra scuola è intenzionale e programmatica: valorizza il gioco, dà largo spazio alla ricerca, all’esplorazione e alla vita di relazione, con la regia e la mediazione didattica delle insegnanti. Si utilizza la progettazione, l’osservazione, la documentazione e la verifica.
Attraverso la metodologia della ricerca, le insegnanti propongono situazioni problematiche, comunicano il piacere della scoperta e la disponibilità al nuovo, stimolando i bambini a formulare domande, rispettandone l’immaginazione e il gioco libero (BAMBINO PROPOSTA). Ogni bambino avrà l’opportunità di manipolare e sperimentare quanto più possibile, materiali ed idee. Ognuno di loro sarà messo in condizione di affrontare dei COMPITI AUTENTICI (SIGNIFICATIVI), che gli permetteranno di risolvere problemi e gestire situazioni in autonomia e responsabilità, utilizzando i saperi posseduti, ma anche trovandone di nuovi. La ricerca non ha come fine il prodotto ma il percorso mentale ed affettivo di esplorazione.
Ogni insegnante deve spostarsi dalla convinzione di un bambino da educare, a quella di un bambino da ascoltare.
E come ascoltare ?
– Entrando in relazione con lui, stabilendo una situazione di EMPATIA.
– Stabilendo un clima relazionale positivo.
– Accogliendo e contenendo anche le emozioni infantili negative (paura, gelosia, rabbia ecc.).
– Mettendosi “nei panni” dei bambini, abbassandosi al loro livello.
– Rispettando il loro pensiero, le osservazioni e le ipotesi fantastiche che i bimbi vanno costruendo.
– Stimolandoli alla crescita e al cambiamento.
– Selezionando l’ascolto, riconoscendo per esempio una esigenza reale, da un capriccio.
– Privilegiando lo sforzo a parlare, di un bambino timido.
Ascoltare il bambino ci permette di crescere con lui.
Con riferimento al valore dell’inclusività e dell’integrazione strategie di questo tipo hanno il compito di “collegare” l’alunno in difficoltà con il gruppo, rendendo quindi significativa la sua presenza valorizzando le differenze e attribuendo ruoli distinti ma complementari ai singoli bambini, per dare concretezza all’IMPARARE INSIEME.
Verranno applicate nella sezione, particolari “tecniche di cooperazione” nella convinzione della centralità del rapporto interpersonale nell’apprendimento. Attraverso attività in piccoli gruppi, si passa da una serie di IO ad una serie di NOI vivendo in prima persona una vera cultura dell’inclusione, della corresponsabilità di tutti, verso tutti. L’idea di fondo del Cooperative Learning è che nelle condizioni di solidarietà, inclusione, accettazione e collaborazione, possono essere svolti processi cognitivi nei quali le difficoltà sono parte del processo, ma anche opportunità di apprendimento e di sviluppo sociale e cognitivo.
E’ l’insegnamento reciproco in coppie di alunni, tra un esperto e un non-esperto, (grande e piccolo, ma anche coppia di pari) in un clima collaborativo. In questo approccio positivo, il bambino in difficoltà è considerato come un PATNER, invece di un oggetto ed anche lui potrà compiere delle scelte, anche minime, partecipando così attivamente al progetto.